Vi siete mai chiesti se esiste un’altra faccia dell’odontoiatria?
Viviamo in un’epoca odontoiatrica condizionata da alcune convinzioni alle quali, per rendere credibile il nostro modo di lavorare, facciamo continuamente riferimento. Tuttavia, seguendo queste convinzioni, essa ha finito con il privilegiare gli aspetti tecnico-operativi volti a interpretare la forma dei denti, l’occlusione e le relative relazioni dentali secondo schemi predefiniti con la fuorviante e riduttiva convinzione che questi fattori comportino anche un conseguente e automatico miglioramento della funzione. Inoltre, seguendo l’imperativo culturale predominante dell’apparire, la nostra professione si è orientata verso la massima valorizzazione estetica dei suoi lavori, sottovalutando in maniera preoccupante l’equilibrio funzionale della bocca, anche se questo viene continuamente ostentato dalla maggior parte degli autori. A nostro parere tutto questo ha portato a trascurare l’aspetto funzionale e i rapporti di reciproca interdipendenza tra la FORMA e la FUNZIONE. Nonostante questo si preferisce rifiutare il fatto che molti dei lavori odontoiatrici possono dare dei problemi e si accettano delle evidenti contraddizioni, pur di non mettere in discussione il background culturale che da alcuni decenni a questa parte viene imposto dall’odontoiatria convenzionale. In sostanza si preferiscono silenzi rassicuranti piuttosto che verità scomode.
La naturale conclusione è rappresentata dal fatto che, anche se oggi siamo in grado di ottenere ottime forme con dei risultati estetici di notevole livello, non è detto che queste ci permettano di raggiungere automaticamente un effettivo equilibrio fra le tre componenti del sistema stomatognatico: organi dento-parodontali, sistema neuro-muscolare e articolazioni temporo-mandibolari. A conferma di quanto detto è sufficiente rifarsi alle osservazioni cliniche quotidiane, dove sono frequenti:
– bocche con una occlusione in prima classe dentale e con dei parametri occlusali considerati corretti, che dopo il trattamento ortodontico recidivano e/o presentano problematiche disfunzionali mentre bocche considerate in malocclusione rimangono stabili e asintomatiche;
– bocche trattate protesicamente secondo canoni gnatologici convenzionali che dopo l’inserimento della protesi definitiva presentano disturbi di vario tipo: fallimento dei manufatti, problemi dento-parodontali o implantari, problemi muscolo-articolari relativi al sistema neuromuscolare e alle ATM.
Nel primo caso ci troviamo di fronte a una modifica della forma che sottende a un problema di funzione mentre nel secondo caso ci troviamo di fronte a una modifica della funzione che sottende a un problema di forma. Nell’una e nell’altra situazione ci confrontiamo con delle problematiche morfo-funzionali, delle quali dobbiamo avere la giusta consapevolezza, dal momento che meglio riusciamo a comprendere la funzione, meglio riusciamo a interpretare la forma e viceversa. Perseguire nella terapia solo un ideale di forma e con delle finalità primariamente estetiche può comportare un importante condizionamento delle funzioni, che obbliga il sistema stomatognatico a mettere in atto dei compensi, che spesso comportano un’alterazione più o meno evidente dell’equilibrio fra le sue tre componenti.

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